Sogno omicida

Mi trovo in vacanza in Spagna, credo a Barcellona, fermo alla fermata dell’autobus dove c’è tanta gente in attesa.

Ai piedi ho un contenitore di videocassette (o musicassette), si avvicina un tizio che se ne impossessa.

Faccio resistenza e tiro con forza verso di me.

Siamo ora sul bus (che è molto alto) ed il tizio è l’autista, mi ci pongo davanti e reclamo, inutilmente, ciò che è mio.

Gli grido in faccia che in Italia sono il figlio di un procuratore della Repubblica e che la pagherà cara, mentre glielo urlo mi avvicino a lui e faccio il gesto di tirargli un pugno (o glielo tiro veramente?).

Non credo di averlo colpito ma lui cade sul marciapiede, sbatte la testa contro il cordolo e muore sul colpo.

Dopo averlo osservato forse un po’ stupito, mi allontano a piedi pensando “addio amata Spagna, non credo potrò mai più tornare”.

Ora mi trovo di sera a dover tornare a casa (o in albergo) e non riesco a trovare la porta giusta per uscire da un cortile interno, la sbaglio in continuazione.

Eccomi adesso con Stella (la nostra super mitica micetta nera), in una strada del centro (direi sempre di Barcellona o Toledo), lei si infila in un ristorante, la recupero e torno in strada ma poco dopo lei rientra nel medesimo ristorante per un ingresso poco più avanti, entro di nuovo anch’io e dico: “gli siete proprio simpatici”.

Ora ci sono, a bordo strada, una giovane donna ed una bambina, Paolo Fabbri o Stefano Muratori (non saprei chi dire dei due) dà loro un passaggio, una volta a casa chiedo qualcosa alla bambina (ma non ricordo) poi vado nella stanza della madre con la quale scambio alcune frasi che ancora una volta non ricordo (potrebbero avere a che fare col sesso).

Sono al lavoro, con un pulmino ci portano in gruppo in un certo posto, durante il tragitto dichiaro che io non andrò in spiaggia con Alfredo D. (un collega), forse aggiungo: “ma l’avete visto?” poi poter mitigare la durezza, visto che è seduto di fronte a me, spiego che è per motivi di sicurezza, perché in due soltanto non si scende in spiaggia.

Durante lo spostamento, siamo nei pressi di Miramare, forse sulla statale, vedo due uomini che lavorano scaricando roba, uno dei due, vestito con abito completo a scacchi decisamente vistoso, è Stefano Costa.

Arrivati in un certo posto, Daniele F. della protezione civile ci scarica e mi saluta, a quel punto mi accorgo che anche lui indossa la divisa e che è magrissimo.

Mentre gli altri discutono di non so cosa, io dichiaro che andrò a fare colazione, alcuni sono d’accordo con me e decidono di seguirmi.

C’era qualcuno che doveva coordinare o prendere i contatti, ma è in ferie.

Per prima, ad una bancarella, si ferma la Mg. G. (collega anche questa), io dico che cerco altrove e penso ad un ristorante dove al mattino c’è una montagna di dolci.

Torniamo in albergo, si spengono improvvisamente le luci della strada che stiamo percorrendo, ma si riaccendono subito ed io: “comincio ad essere stufo di questi black out”.

In albergo, a destra e sinistra ci sono le camere, in centro il bagno, io lì mi trovo, seduto, quando vedo uscire dalla mia sinistra una donna e penso che sia in bagno, strano.

Cerco di chiudere la porta invano, dopo vari tentativi ci riesco e viene emesso un biglietto con un numero.

Penso che il giorno dopo dovremo tornare quindi bisogna fare il check-in e che è possibile farlo anche il giorno prima.

Mi trovo in una strana posizione, mi tocco gli slip e scopro di essermene fatta addosso, alla mia destra c’è Benny pronto a venire in bagno ma io dico qualcosa del tipo: “non vorrei essere disturbato mentre sono in bagno” ma, a quel punto vedo comparire da sinistra Michele Aglio che si va a sedere vicino ad una finestra.

Sogno nella notte tra 15 e 16 aprile 2020

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