La morte di un giovane quindicenne, a Napoli, è una tragedia: sempre è una tragedia quando muore un essere umano, salvo il caso in cui sia giunto il momento (che in realtà prescinde dall’età) come nel caso, più volte citato, della morte di Aragorn o, per uscire dal romanzo, di quella di san Francesco.
Non è il caso del giovane che è morto a Napoli, durante un tentativo di rapina: in questo caso siamo di fronte ad una morte precoce.
Precoce perché serve tempo per capire che rapinare è una pessima soluzione (molto meglio era andare a Londra a fare il pizzaiolo) e serve tempo per comprendere che andare a scuola e studiare non è una condanna ma un privilegio, per capire che la convivenza civile ha delle pretese anche pesanti ma, nel contempo, offre delle opportunità su cui occorre lavorare.
La rapina è una scorciatoia, un arricchimento in danno di altri, un’idea distorta di civiltà.
Il giovane ne ha pagato duramente le conseguenze, sicuramente ha pagato troppo duramente ma non per colpa del giovane carabiniere in borghese che ha reagito alla rapina; questi si è opposto alla illegale violenza del rapinatore com’era suo diritto fare quale vittima del reato e dovere come servitore dello stato, cui spetta di impedire o interrompere i comportamenti delittuosi (se vi siano stati eventuali eccessi – mi auguro di no – lo vedrà la magistratura).
Capisco le dichiarazioni dei genitori e dei parenti ma deve essere chiaro che non si può sminuire un comportamento che è di un’estrema gravità chiamandolo ragazzata: una rapina è un reato e grave, non una ragazzata.
Quello che ancor più mi ha sconcertato è stata la devastazione del pronto soccorso ad opera di non so bene chi, forse amici e parenti: distruggere un luogo deputato all’assistenza di chiunque abbia bisogno, terrorizzare i pazienti presenti (persone che qualche problema l’avevano visto che stazionavano in un pronto soccorso, immagino non per allargare il campo delle relazioni sociali), intimidire e spaventare il personale medico e paramedico, anche queste sono ragazzate?
Cosa hanno da dire i genitori del ragazzo, in proposito? Sarebbe bello che chi ha commesso un tale dissennato gesto si presentasse spontaneamente al pronto soccorso e pagasse i danni, collaborando nella risistemazione dei locali, che si autodenunciasse.
Sarebbe un bel gesto penitenziale, abbiamo iniziato da poco la quaresima, un modo per rinunciare a Satana e alle sue tentazioni che, nello specifico, sono l’edificazione di una società in cui la violenza e la vendetta sono legittimate.
Il gesto della devastazione non è una conseguenza della morte del giovane napoletano ma ne rappresenta l’antefatto logico: è in una civiltà che ha valori molto differenti da quella che lo stato cerca di tutelare (a fatica e, spessissimo, senza riuscirci) che è cresciuto il giovane prematuramente scomparso.
Se i genitori chiederanno le esequie religiose, se verrà celebrata una santa Messa in suffragio, ebbene, quella potrebbe essere un’occasione per ripensare a quali errori hanno commesso i genitori, i parenti, gli amici: il pensiero di Cristo potrebbe un ottimo scibboleth, la Bibbia dice ventilabro, per setacciare il pensiero che ha costituito il brodo di coltura di cui si è nutrito il ragazzo; a ciò che è accaduto non c’è rimedio ma tanti, troppi, altri giovani ricevono quotidianamente “bocconi avvelenati” che assimilano e rielaborano, mantenendo in vita un sistema che è mortifero.
A differenza di quanto sostengono, buone ultime, le sardine, non sarà la bellezza a salvare il mondo, ma un lavoro, personale, cioè di ciascuno, di correzione del pensiero in modo che si creino appuntamenti, cioè occasioni perché altri si associno (cioè diventino soci) in vista di produzione di ricchezza senza impoverimenti di nessuno.
La pietra angolare, quella sulla quale si edifica l’intero edificio, è il pensiero di Cristo, via Freud (e non solo Freud).
Parma, 3 marzo 2020, memoria di Santa Cunegonda Imperatrice, dei Beati Liberato Weiss e compagni Martiri francescani, del Beato Michele da Zerbo e compagni
Martiri, del Beato Pier Renato (Pierre-René) Rogue Sacerdote vincenziano martire, dei Beati Samuele Marzorati e compagni Sacerdote e martire