A Cervia, nonostante i tanti anni vissuti in Romagna, non ero mai stato, poi è successo di farci un salto, qualche anno fa, nel bellissimo teatro comunale, in occasione di un convegno sulla polizia di prossimità o forse di comunità di cui pareva fossi destinato ad essere uno dei referenti, nel comando in cui lavoravo a quei tempi, prospettiva che, fortunatamente, fallì per l’iniziale disinteresse della cittadinanza e per il mio successivo allontanamento da quel posto.
Avevo un conto in sospeso con Cervia, che ho pensato di saldare una volta chiusa la trasferta ravennate; dopo una ottima colazione in pasticceria, a pochi passi dall’hotel, mi sono diretto verso la cittadina balneare dove, in tempo immemorabile, i miei zii si recavano per le classiche e proverbiali vacanze estive, nell’amena frazione di Pinarella.
Probabilmente anch’io fui loro ospite in qualche momento di quelle vacanze (poi passarono a Cesenatico) ed è possibile che proprio a Pinarella di Cervia sia accaduto un episodio di cui non ho mai trovato riscontro ma che conservo nella memoria, sebbene con fortissimi dubbi: l’incontro con alcuni giovani e biondissimi giocatori dell’Ajax, squadra di calcio della capitale olandese (ho conservato, nei decenni, una spiccata ed immotivata simpatia verso gli olandesi, non avendone mai conosciuto uno personalmente).
Ma veniamo al presente; trovato un posto abbastanza vicino al centro, in modo da non dover pagare il parcheggio, mi sono dedicato alla visita della cittadina.
Avevo come obiettivo principale la Parrocchia Concattedrale Santa Maria Assunta, che si è rivelata abbastanza insoddisfacente, come le altre chiese che ho potuto visitare (una era chiusa per restauri).Gironzolando ho, invece, notato alcune fontane, la prima chiamata “Angelika la fontana dell’amore” è la testimonianza di affetto che un tal Helmut, tedesco di Norimberga ed assiduo frequentatore della cittadina, ha voluto lasciare in memoria dell’amata consorte, prematuramente scomparsa, decisamente un bel gesto di affetto sia per la donna, compagna di una vita, sia per la cittadina delle vacanze estive.
La seconda fontana, detta del “Tappeto sospeso”, tutta in mosaico, al centro di varie aiuole variamente decorate, richiama l’importanza del sale per Cervia ed infatti si trova proprio a pochi passi dai vecchi magazzini del sale.
Ho provato a visitare il museo delle saline ma era tristemente (per me) chiuso, d’altronde non è stagione turistica, lo comprendo bene.
Nel girovagare mi sono imbattuto anche nella statua di un ragazzo che suscitato la mia curiosità, si tratta di un ricordo di Ulrico Sarti, che ho poi verificato essere un Servo di Dio, ragazzo cervese morto di tifo a 12 anni, negli anni Quaranta del secolo scorso.
Il ragazzo, come all’epoca era consuetudine per i bravi ragazzi, apparteneva all’Azione Cattolica, alla famosa GIAC, era assiduo ai sacramenti ed esuberante e volitivo, insomma un figlio di cui essere orgogliosi; se dopo tanti anni dalla morte Cervia ancora lo ricorda e lo onora vuol dire che qualcosa ha inciso in quel popolaccio di anticlericali che sono notoriamente i romagnoli.
Ho visitato anche l’androne sotto il portico del comune, luogo ove Cervia custodisce le memorie dei suoi caduti con alcuni affreschi di modeste dimensioni ma interessante testimonianza di un’epoca che sembra il medioevo sebbene sia a distanza di meno di un secolo da questo triste presente.
Tra le targhe di commemorazione ho trovato anche quella dedicata a Stefano Biondi, poliziotto della stradale caduto nell’esercizio delle sue funzioni per mano di due criminali trafficanti di droga nel non lontano 2004, in quel di Reggio Emilia.
Nel girovagare, ho incontrato due dei ragazzi che avevo conosciuto la sera prima, a Ravenna, così qualche chiacchiera, mentre si avvicinava l’ora di pranzo, mi stimolava nella ricerca di un posto dove pranzare; ho chiesto consiglio a loro ed ho avuto un’informazione che mai avrei trovato da solo: in quel di Montaletto di Cervia, in via del Confine, c’è il bar Osteria Liberio, un posto dove ho gustato degli strozzapreti pasticciati che mi hanno ricordato le tante uscite culinarie con il mitico Umberto Farina.
Gli strozzapreti pasticciati sono un modo fantastico per rendere onore alla Romagna e per accomiatarmi da Cervia, cittadina che non mi ha entusiasmato.
Una cosa che mi colpisce e che annoto per eventuali futuri sviluppi è una sorta di riflesso condizionato: ogni volta che mi capita di andare in Romagna, in estate, mi torna in mente la famosa poesia, Romagna, di Giovanni Pascoli che termina:
“Romagna solatia, dolce paese,
cui regnarono Guidi e Malatesta;
cui tenne pure il Passator cortese,
re della strada, re della foresta.”
Proprio questo mi gira in testa come un ritornello e, contemporaneamente, mi compare l’immagine di un’enorme stazione ferroviaria deserta ed assolata, anzi calcinata da un sole a picco in un cielo azzurro limpidissimo.
Chissà…
Cervia, 7 novembre 2019 memoria di San Lazzaro il Galesiota Stilita