Stamattina una cospicua parte dei politici italiani ha individuato in Romano Prodi il successore di Giorgio Napolitano, proponendolo per l’elezione: spero sinceramente che questo progetto fallisca.
Giuliano Amato, che fino a ieri sentivo come uno dei più autorevoli candidati, sembra scomparso: chissà che non riemerga tra le pieghe dei franchi tiratori che hanno impallinato Franco Marini.
La cosa buffa è che Prodi rappresenterebbe il nuovo, rispetto al vecchio di cui sarebbe espressione Marini: da scompisciarsi.
Prodi mi sembra sia il permanere dell’odio verso il nemico: l’ostinato rifiuto di poter trovare, cioè stabilire, un possibile dialogo e lavoro su alcune questioni cruciali, con una controparte che rappresenta satana, una continuazione della guerra civile.
Non conosco Anna Maria Cancellieri (come nessuno dei cosiddetti “potenti”) che ritengo abbia una macchia non piccola nel suo curriculum: l’essere stata scelta come ministro dal Tassator Cortese, Mario Monti e l’essere da lui proposta alla presidenza.
Detto questo, ritengo che la Cancellieri, nel momento attuale, possa e debba essere eletta al Quirinale.
Ha lavorato bene in un ministero cruciale come l’Interno (anche se non è riuscita, nemmeno lei, a portare concretamente in Parlamento la legge di riforma che da anni aspettiamo), è donna equilibrata, con una carriera all’interno delle istituzioni.
Non una sfascista e nemmeno una carrierista: accetterebbe con lo spirito di servizio che l’ha sempre contraddistinta.
Potrebbe lavorare bene.
Il resto della vita politica mi sembra una gazzarra, più o meno invereconda, che mette a nudo la mancanza di qualsiasi idea che riguardi il potere: brandelli di un Potere, sempre più sfaldato e inconsistente.
Esiste una diversa idea del potere (io posso), di cui quasi nessuno parla.