Partita la campagna elettorale per la Sicilia, si fanno le prove generali per le future elezioni e si parla, con frequenza, del ministro dell’Interno Marco Minniti, considerato uno degli uomini forti di questo governo.
Non voterò sicuramente il partito in cui questo ministro milita ma devo riconoscere che lui, il capo del governo Paolo Gentiloni ed il ministro Carlo Calenda mi stanno piacendo molto.
Tutti personaggi che non perdono tempo in caciare mediatiche, come dovrebbe fare qualunque rappresentante delle istituzioni (sant’Angela Merkel docet), ma lavorano.
Non è detto che sempre condivida quel che fanno ma lo stile ha una certa importanza e quello di Minniti, Gentiloni e Calenda mi piace: non c’è esibizionismo, né quella voglia di baruffa tra monelli di strada (e sono buono) che ha caratterizzato il precedente governo.
Avrei certamente apprezzato che i ministri Lotti, Fedeli, Madia e il sottosegretario Boschi fossero mandati a fare altro, ma riesco a perdonare anche questo.
Cosa mi aspetto da un politico? che faccia il suo lavoro, possibilmente con sobrietà, nel rispetto dei ruoli e delle istituzioni e questo mi sembra che stiano facendo i sullodati.
Votarli è altra questione poiché non posso votare partiti che sostengono come una questione di civiltà l’approvazione della legge sullo ius soli, sebbene questo mi pare che sia il compromesso raggiunto con le gerarchie cattoliche: noi approviamo lo ius soli e voi la smettete di strombazzare ogni giorno la questione dell’accoglienza..
Il Sovrano Pontefice felicemente regnante, Papa Francesco, ha smesso di intervenire politicamente sulla vicenda, con una variazione di rotta apparentemente improvvisa e radicale e lo stato italiano ha rilanciato la questione dello ius soli che sembrava definitivamente archiviata per queste legislatura.
A questo proposito il lavoro di Minniti è stato esemplare: se n’è andato in giro per il continente africano a trattare con chiunque potesse contribuire a dare una mano a risolvere (per quanto sia risolvibile) il problema, ha “espulso” dal Mediterraneo le ong, sta cercando delle soluzioni alle varie questioni.
Non posso che approvare questo metodo.
Così mi pare stia facendo il ministro Calenda nelle materie di sua competenza: intrecciare rapporti, lavorare senza riflettori per arrivare a dei risultati.
In tutto questo la lega cosa ci ha a che fare?
Proviamo ad immaginare se i provvedimenti del ministro Minniti fossero stati adottati da un ministro leghista: le piazze si sarebbero riempite di protestatari che sarebbero insorti contro i razzisti al potere, i giornali avrebbero tuonato e via blaterando; lo ha fatto un governo di sinistra e tutti si sono limitati alla doverose critiche e dissociazioni che in Italia non possono mai mancare, ma che non hanno superato il fisiologico minimo sindacale, giusto per salvare la faccia.
Allora una lega forte ma non al governo potrebbe essere utile come spina nel fianco per tenere vive certe questioni che, se fosse al governo, non potrebbe affrontare senza scontrarsi con le consuete barricate ideologiche.
C’è chi sostiene, da tempo, che per eliminare la sinistra, in Italia, bisogna farla governare: tesi non priva di un certo fondamento come si vede bene nelle regioni storicamente governate da partiti di sinistra.
Sintetizzava, con tipico sarcasmo toscano, la mia insegnante di filosofia del liceo, la dottrina comunista (ma sia ben chiaro che i comunisti non esistono più): “orate pro me, e per gli altri se ce n’è”.
Resta il nome, sinistra, cioè l’etichetta, ma l’azione di governo è altrove (job’s act, buona scuola, accoglienza).
Parafrasando Umberto Eco: stat sinistra pristina nomine, nomina nuda tenemus.
Parma, 11 settembre 2017 memoria dei Santi Proto e Giacinto martiri di Roma e dei Beati Giuseppe Maria Segura Penades sacerdote e martire e Pietro de Alcantara (Lorenzo) Villanueva Larrayoz Religioso e martire