Come uomo non sono un gran che, e questo lo si sapeva (come hanno rilevato, un po’ scandalizzati, anche i miei compagni di viaggio a Cracovia: non mi giro a guardare i ciapet delle signore), ma oggi ho dato poca dimostrazione di me, scoppiando a piangere (come spesso mi accade) di fronte ad una notizia che, riflettendoci adesso (sebbene con enorme fatica), non mi pare così terribile come l’avevo percepita.
Lo scandalo della sofferenza, della finitezza mi schiaccia.
Il tutto si innesta sul mio personale disagio rispetto all’idea che ci sia qualcuno cui ricorrere, in tempi di crisi.
Si tratta di esercitare la speranza, lasciando cadere gli addentellati che confondono: dove tutto è buio è difficile trovare una buona direzione.
Sull’esercizio delle virtù sono decisamente scarso, non posso che migliorare.