Arriva ogni anno ma non è una consuetudine quanto, invece, un’occasione: è Pasqua.
Pasqua è la festa della resurrezione, cioè del corpo, finalmente, non più disprezzato o considerato una prigione.
Ma è un desiderio, non un destino; che vi sia resurrezione non è scontato poiché tutta la storia biblica testimonia anche una corrente ostile e l’intera storia del pensiero, dal platonismo alle eresie cristologiche, a tante sciocchezze contemporanee che si rifanno comunque e sempre alla radice platonica.
Desiderio, quindi lavoro, coltivazione, proprio come si coltivano orto e giardino; è il senso, che io ho sempre temuto in realtà del famoso “estote parati” di evangelica memoria.
L’ho sempre considerato una sorta di minaccia, un momento da temere; la Pasqua, invece, ci dice qualcosa di diverso:”Et vos estote parati quia qua nescitis hora, Filius hominis venturus est” (nella versione di san Matteo) oppure “Et vos estote parati, quia qua hora non putatis, Filius hominis venit” (in quella di san Luca), ma cosa?
Prima di esplicitarlo torno a quanto scritto nei giorni scorsi a proposito dell’etimasia, termine che mi ha molto colpito: a Ravenna, nel Battistero Neoniano c’è una delle forme che assume l’etimasia, il trono vuoto che prende il posto di Gesù ma contemporaneamente ne testimonia la presenza.
Torno ora all’estote parati: è come essere in attesa di un ospite importante; c’è tutta una preparazione che è meticolosa e continua fino a che l’ospite non arrivi. All’ospite si cerca di offrire il meglio, sia della propria casa che della persona: chi mai accoglierebbe un ospite atteso e importante in una casa sporca o essendo sprovvisto di cibi e bevande o ancora sporco nella persona o trasandato e sciatto?
L’etimasia è lì a ricordarci che l’ospite deve venire ma la Pasqua ci ricorda che l’ospite è già venuto, è già qui ed ora, è adesso il momento opportuno, l’ora della salvezza o, per dirla più concretamente, della salute.
È certo una promessa, la risurrezione, ma c’è già un anticipo adesso, questo è il famoso kairos, il tempo opportuno, il tempo che non è il banale susseguirsi di istanti sempre uguali, ed è un’offerta che si riceve, non è frutto del proprio pensiero.
Ieri sera, durante la veglia pasquale cui ho partecipato con mia mamma (ebbene sì è venuta anche lei), per la rinnovazione delle promesse battesimali c’era da accendere le candele; una cortese signora del banco davanti a noi l’ha accesa con un accendino ed ha proposto a noi di accenderla dalla sua; ho rifiutato perchè la luce, l’idea della resurrezione, in quel frangente, viene dal cero pasquale. Ma solo in quel frangente: terminata la cerimonia chiunque può essere il tramite e/o il destinatario della luce che proviene dal cero pasquale, non ci sono obiezioni e non serve la luce della candela ma qualunque oggetto, compreso il pensiero, può fungere da luce pasquale.
Auguro a ciascuno dei miei amici di iniziare o riprendere a vivere in questa prospettiva.
Non riesco a contattarli tutti, anche perchè ho finito minuti e credito in questi giorni, allora li ricordo qui, uno per uno, tutti coloro che adesso mi vengono in mente; mi perdoneranno quelli che dimentico (succede sempre); mi è venuto il timore di limitarmi ad un mero, burocratico elenco ma, pensandoci e ritornando ancora a ieri sera, al canone romano, dove si elencano tutta una lunga serie di santi e martiri, ho pensato che questi nomi non siano da considerarsi un elenco ma una lettera do comunione, come si usava nella chiesa delle origini.
Non tutti, poi, partecipano al medesimo modo e quindi è anche un invito a chi sia interessato, così pure vi sono persone che vedo rarissimamente o non vedo più da tempo, ma questo non significa nulla perchè, come dicevo prima, non è il kronos, il susseguirsi dell’identico banale, quel che conta.
Saluto, dunque, don Pier Alberto Sancisi, Gabriele Trivelloni e Silvia Sangiorgi, Federico Buzzi con Stefania ed i due ottimi pargoli, Roberto Mastri, Marta Del Dosso col marito e i due splendidi figli Tommaso e Giacomo, Paolo Fabbri, Fabio Montebelli con Sondra e pargoli, Francesco Gallina, Angelica Costa, Umberto Farina con Luana Zaccheroni, Agostino Babbi, Andrea Rosa, Marco Guerrieri, Ivano Savoretti, Roberta Berardi, Alessandro Scarpellini, Cristian Rocchi, Lazzaro Fontana, Miranda Corradi, Sergio Menegatti, Daniele del Fabbro, Silvia Semprini con Riccardo, Antonella Gonzaga con Marcello Galloni, Fiorella Artioli con Claudio Castagnoli, Elisa Fancinelli, Cristian Cosimo, Andrea Piselli, Franco Busi, Andrea Parmeggiani, Stefano Brunori, Silvana Paci, Davide Zavatta, Maurizio Marchi, Gennaro Esposito, Stefano Bonini, Paolo Piccinini, Alberto Cuoghi, Daniela Capelli, Claudia Casarini, Sabrina Menghini, Gianluca De Simone, Cristina Favalli, Roberto Torelli, Giovanna Polini, Jessica Plodari, Cinzia Givera, Loris Montanari, Manuela Ronchini, Lulù di Fidenza, Stefania Lanzoni, Michael Maraldi, Giorgio Pintaudi, Danilo di Roma, Massimo Schiaratura, Alberto Sola, Matteo Bardelli, Maria Grazia Verni, Giuseppe Zani, Marco Grisenti, Simona Caggiati, Stefania Parenti, Roberta Conti, Anna Ballarini, Tonino Ferrari di cui ho perso il numero di telefono.
Un saluto anche a tutti i colleghi e allievi che ho conosciuto in questo ultimo anno di corsi vari in giro per la regione.
Lascio per ultimi i miei famigliari e parenti ma non ultimi nel mio pensiero.
Ciascuno ha contribuito alla mia Pasqua.