Sabato 19 novembre a Milano, per il consueto simposio, interessantissimo come sempre, poi, nel pomeriggio, trovandomi da solo, mi sono concesso una visita non preventivata.
A Palazzo Reale è iniziata da pochi giorni una mostra dedicata a Rubens e la nascita del barocco, stranamente senza fila in attesa.
Sono partito dubbioso perchè Pietro Paolo Rubens non mi ha mai convinto molto e sono uscito con la medesima impressione. Un pittore sicuramente bravissimo, con abilità non indifferenti, artefice di alcune opere davvero bellissime, ma con qualcosa che mi disturba.
Magnifici i primi dipinti esposti, il ritratto della figlia Clara Serena Rubens tra tutti, ma anche quello di Gaspar Scioppius o ancora quello di Vincenzo II Gonzaga.
Poi due opere che cominciano a suscitarmi qualche inquietudine: il Seneca morente e l’Apoteosi di Germanico, bellissime.
Richiamo all’antico ed ai valori dello stoicismo; una sezione della mostra reca, infatti, un titolo emblematico: i santi come eroi.
A dimostrazione di questa tesi sono esposti un bellissimo Martirio di sant’Orsola, Cristo e l’adultera, San Gregorio Magno con santa Domitilla, san Mauro e san Papiano, un altro bellissimo San Silvestro che doma il drago, un Compianto su Cristo morto, un Cristo risorto ed un san Sebastiano soccorso dagli angeli.
Opere molto belle, non tutte a me gradite, specie quelle in cui i contorni sono meno nitidi, quasi indefiniti.
Del san Sebastiano mi hanno colpito gli angeli, uomini o bambini a tutti gli effetti cui spuntano delle grosse ali, gli stessi angeli della Maddalena in estasi.
Due opere, san Sebastiano e la Maddalena in cui compare molta carne da un lato e poca, ma sensualmente esibita dall’altro, quasi che i santi fossero solo dei pretesti per esibire i corpi, scopo centrale delle opere.
Ci sono molti corpi nelle opere di Rubens, corpi nudi o sommariamente vestiti, in posizioni che richiamano l’antico ed in mostra ci sono opere della classicità romana che hanno probabilmente fatto da modello ispiratore.
Ovviamente questi nudi non mi disturbano, viviamo in epoca in cui le nudità di Rubens non scandalizzerebbero nemmeno più le classiche educande (ma esistono ancora?) tuttavia quei nudi mi sembrano fuori posto quando inseriti in opere che si dichiarano religiose.
La tesi dei curatori ovvero il recupero della classicità che si manifesterebbe nell’assimilare i santi agli antichi eroi non so quanto sia fondata, non ho tali competenze da poter approvare o dissentire; è vero, però, che se così fosse sarebbe un fraintendimento gravido di conseguenze: i martiri cristiani scelgono di morire per fedeltà ad una persona e perchè si rendono conto che rinunciare a quanto hanno incontrato sarebbe peggio che perdere la vita.
Il martire cristiano non intende essere un eroe; proporlo come tale, tenendo presente Seneca come metro di paragone, rivela una deviazione del cristianesimo verso elaborazioni che non gli convengono, il che, se fosse vero, costituirebbe una scelta ideologica da indagare con molta attenzione (ed è un lavoro che altri stanno compiendo).
Il san Sebastiano trova in mostra un paragone con analogo soggetto di Simon Vouet: in quello di Rubens è rappresentata una versione della storia meno usuale almeno in Italia, che vede la presenza di angeli ad assistere il santo martire, mentre Vouet si attiene alla tradizione maggioritaria con sant’Irene che assista e medica il corpo del centurione romano, ancora legato all’albero. La mia preferenza va senza dubbio alla versione di Vouet.
Tornando a Rubens ho trovato entusiasmante Ganimede e l’aquila, dipinto davvero fantastico mentre crudelmente delizioso è il Saturno divora i figli; interessanti le versioni di Susanna e i vecchioni, in cui il soggetto biblico è pretesto per mostrare le grazie delle varie modelle.
Ho apprezzato anche La carità romana e Achille scoperto da Ulisse tra le figlie di Licomede, così anche Le figlie di Cecrope scoprono Erittonio infante ed infine Marte e Rea Silvia.
Ho avuto l’impressione che in Rubens ci sia molto teatro, molta esibizione, secondo i gusti dell’epoca, se è vero che egli si trova ad essere nel momento in cui nasce il barocco.
Non a caso Mina Gregori stabilisce un parallelo con il mio adorato Gian Lorenzo Bernini (in mostra lo splendido Busto del Laocoonte della Galleria Spada); in entrambi è massicciamente presente la bellezza ideale, cioè un’ideologia che, almeno nel caso di Bernini, sarà strumentale anche alla gestione del potere.
Una mostra che merita sicuramente la visita.
Milano, 29 novembre 2016 memoria di San Fausto di Alessandria