A parte l’inconveniente non da poco di avere fatto cadere il telefono rompendone lo schermo, la gita nella Città Eterna è stata assolutamente positiva.
L’aria romana ha un effetto corroborante sull’umore.
Come sempre mi è piaciuta molto anche se l’impressione che offre è spesso quella dell’incuria; senza stare a cercare tracce, ho documentato qualcosa di quello in cui mi sono imbattuto.
Un esempio particolarmente sconfortante è il piccolo “accampamento” con tanto di tenda da campeggio e fuoco acceso sul marciapiedi a fianco delle mura in zona Termini: per rendere il tutto più ameno, erano le nove del mattino, un giovanotto di colore, accompagnato da un tetrapack di tavernello, se ne stava a vomitare sotto un’auto in sosta.
Ogni tanto in giro qualche deiezione umana ricorda che non tutti dispongono di un comodo bagno.
Il bagno del cimitero del Verano era impraticabile e vergognosamente sporco, almeno quello che ho visto io.
Ho tentato un ingresso in una chiesa, non saprei dire quale, di prima mattina e l’ho trovata con un certo numero di persone che vi dormiva, per cui mi sono ritirato immediatamente per non disturbare.
Nelle zone che ho frequentato, ho notato pochi venditori abusivi, moltissimi quelli che invece si propongono per vendere biglietti dei musei vaticani o cose del genere.
Una cosa curiosa è stato vedere la gente sugli autobus, mezzo che stranamente ho utilizzato spesso: moltissimi salivano dalla porta centrale, senza convalidare alcun biglietto; immagino che fossero tutti abbonati, ma qualche dubbio mi è venuto; l’ultimo bus che ho preso aveva la obliteratrice posteriore non funzionante ma non ho notato nessuno darsi da fare per raggiungerne una funzionante.
In questa gita ho avuto modo di conoscere e frequentare per un po’ una persona speciale per la squisita cortesia che mi ha dimostrato: il signore in questione si chiama Danilo ed è stato davvero di una gentilezza unica; assieme abbiamo visitato le catacombe, passeggiato per il centro, degustato un ottimo gelato, mangiata una buona pizza con antipasto di merluzzo fritto.
Un piacevole conversatore e persona di grande delicatezza; con lui ho scambiato anche qualche parere sulla situazione politica romana, scoprendo che è uno dei votanti del sindaco attuale, credo più per mancanza di alternative che per profonda convinzione.
Mi ha raccontato, con amarezza, di come Roma sia peggiorata negli anni, mostrandomi, ad esempio, la situazione caotica del traffico.
La gita senza la sua compagnia sarebbe stata assai meno gustosa e per questo lo ringrazio di cuore.
Un secondo colloquio l’ho avuto con un signore originario di Roma tornatovi da poco dopo un decennio a Milano: questo è sicuramente un sostenitore della sinistra, che si diverte a evidenziarmi come l’attuale situazione caotica della politica comunale dipenda, a suo parere, da una guerra tra bande interne agli amministratori.
Racconta comunque dello choc provato al momento del ritorno stabile, lamentando, anche lui, un degrado diffuso e percepibile.
Probabilmente è vero che c’è questo degrado, l’ho visto e documentato a questo link con alcune foto; ho sperimentato personalmente lo stato dei bagni del cimitero, la tenda ed il fuoco sul marciapiedi, i mendicanti davanti a ogni chiesa (come anche a Madrid), la sensazione di confusione che si avverte immediatamente arrivando alla stazione Termini e nelle vie adiacenti, nonostante stiano facendo lavori di sistemazione, le bancarelle ovunque, molto più numerose di quanto sarebbe auspicabile, le strade non sempre adeguatamente mantenute, gli autobus con indicazioni non sempre chiare…
E sono rimasto quasi sempre in centro; quando siamo andati a Monte Mario mi sono trovato le strade allagate, causa temporale importante, ed il traffico diciamo indisciplinato, ma c’era la partita e non si può pretendere, anche se il buon Danilo si scandalizzava.
Rimanendo in centro, però, ho respirato un’aria particolare; ne ho parlato tempo addietro con l’amico Gabriele Trivelloni che sostiene che Roma è una città parlante, con un’anima sua propria e mi pare che sia davvero così.
L’imponenza dei palazzi, la maestosità delle chiese, le stradine in cui sembra non arrivare mai il sole a due passi dalla grandiosità delle chiese barocche sembrano vivere di vita propria, indipendentemente da chi li occupa in quel momento: sono i palazzi a conferire dignità al potere anche se in quel momento chi li occupa è magari un perfetto imbecille.
Roma sembra essere una enclave fuori dal resto del paese che vive di regole proprie, solo in parte coincidenti con quelle delle zone limitrofe.
Una nota fastidiosa è il frequentissimo strombazzare dei clacson senza motivo, come se la vita fosse convulsa e frenetica e probabilmente lo è, ma nel contempo sembra che il tempo sia inesistente, un’entità indistinta che lega assieme tutto, passato e presente e futuro.
A Roma mi sembra comprensibile la mazzetta, l’inciucio, il volemose bene, l’incenso nella cloaca come dice Eliott: grandissime figure ed enorme parassitismo.
“Eppur si muove”, la vita va avanti, nonostante tutto, “a prescindere”, come direbbe Totò.
Vista la vicinanza temporale delle visite mi verrebbe da azzardare un confronto con Madrid ma mi rendo conto che sarebbe un errore, non sono possibili paragoni, nel bene e nel male.
Resta il mio sconfinato amore per questa città unica al mondo.
Roma, 10-12 settembre 2016