Alcalà de Henares

Alcalà de Henares è stata la consolazione dopo lo choc da coda e insoddisfazione per avere mancato l’obiettivo che mi ero prefissato; ci sono andato con una certa tranquillità, senza sperare in niente di particolare, quasi un riempitivo, e invece ho scoperto un piccolo gioiello.

Intanto ignoravo che l’Universitas Complutensis, l’università Complutense, fosse nata qui, in effetti Alcalà de Henares deve il proprio nome all’arabo ma nelle sue origini romane si chiamava Complutum.

Cittadina di 200.000 abitanti, più grande di Parma anche se di poco, quindi non proprio un paese, di cui mi sono innamorato subito a motivo del gioiello che ho potuto visitare, il Colegio de San Ildefonso.

Ma andiamo per gradi: arrivato nei pressi di questo grande edificio in ristrutturazione, cercando in verità l’ufficio turistico, scopro che a breve ci sarà la visita guidata; temendo di incorrere in chiusure varie decido di approfittarne e mi compro il biglietto. Nell’attesa, essendo assetato, mi dirigo in un bar dall’altro lato della piazza: una bottiglietta, piccola piccola di acqua pseudo gasata mi costa ben 2,50 €, un furto con destrezza.

Veniamo alla visita guidata: una gentile signorina, leggermente sovrappeso, cioè cicciottella e simpatica ci accompagna alla scoperta dei locali dell’università. Fonte preziosa di informazioni dalle quali emerge anche un certo spirito campanilistico, soprattutto quando vien fuori che l’università Complutense è stata la prima al mondo ad essere strutturata e voluta come un attuale campus.

Questo luogo di studio fu voluto, fondato e finanziato dal famoso cardinale Francisco Jiménez de Cisneros, francescano potentissimo, che fu cardinale, arcivescovo di Toledo, inquisitore generale, primate di Spagna.

Un uomo dalla vita decisamente movimentata, personalmente molto austero ed ascetico, persecutore dei mori, come inquisitore più tenero del predecessore, tal Tomás de Torquemada, di cui mitigò la durezza convertendo le sanzioni capitali in pene pecuniarie, attraversò vicende politiche, religiose e culturali di enorme importanza.

Dalla guida ho saputo che era affetto da labioschisi, quel che viene definito volgarmente labbro leporino e per questo motivo le sue rappresentazioni ufficiali lo riproducono sempre di lato.

Il cardinale doveva avere un caratterino non esattamente conciliante e d’altronde i tempi non erano semplicissimi.

Tornando al collegio, vi erano due porte di uscita la “puerta de la gloria” e la “puerta de los burros”: dalla prima uscivano i dottori, dalla seconda, speculare alla prima, coloro che non riuscivano per vari motivi, a concludere gli studi; l’uscita di questi ultimi, i somari, era ignominiosa.

Chi si laureava era tenuto ad offrire un banchetto, per tre giorni, a coloro che si trovavano ai margini della porta ad applaudirlo, al momento dell’uscita; per i meno abbienti erano previsti prestiti da parte dell’università stessa ma di gran moda era l’escamotage di laurearsi durante la quaresima quando, a causa dell’obbligo di astensione dalla carne, i costi dei banchetti erano decisamente inferiori.

Curioso anche il carcere universitario, previsto per chi esercitava l’usura (che rischiava però anche di finire a remare su qualche imbarcazione), chi rientrava in ritardo o commetteva altre infrazioni alle dure regole universitarie. Chi invece aveva commerci sessuali che sfociavano nello scandalo o in una gravidanza doveva sposare la ragazza per essere quindi espulso perchè gli studenti erano tenuti al rispetto dei medesimi voti dei francescani.

L’università era allora giuridicamente autonoma ed al suo interno vigevano regole simili a quelle francescane, ordine cui apparteneva il fondatore il quale, peraltro, aveva previsto anche un certo numero di posti a disposizione dei meno abbienti; erano 33, come gli anni di Cristo in terra, coloro che erano ammessi a studiare pur essendo indigenti, ma obbligatoriamente muniti di certi requisiti tra i quali non essere di Alcalà, essere figli di famiglia cattolica, non avere tenuto comportamenti illeciti…

Ovviamente l’ammissione di questi all’università prevedeva alloggi meno confortevoli e la prestazione di servizi in favore degli studenti ordinari.

Il gioiello di questa visita è la tomba del cardinale Francisco Jiménez de Cisneros; contrariamente alle sue disposizioni testamentarie, cioè la nuda terra come il fondatore del suo ordine, venne costruito un sepolcro che è un autentico gioiello dell’arte rinascimentale e che mi ha davvero estasiato.

La cattedrale, invece, era impegnata a causa di celebrazioni matrimoniali per cui mi sono fatto un giro per la città per tornarmene poi a Madrid.

Una visita soddisfacente.

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