Anche quest’anno, per vari motivi sanitari contingenti, ho dovuto derogare all’abitudine che avevo preso di andarmene a zonzo per qualche parte d’Europa; inutile recriminare non potendo far meglio.
In mattinata inizio accompagnando mia zia in ospedale per il consueto prelievo quindi mi concedo con lei un’ottima colazione a base di cannoncini; erano secoli che non mi capitava di fare colazione assieme a mia zia, direi che l’ultima volta risale a quando andavamo in vacanza assieme a Cervia e Cesenatico, in tenda ed io non avevo ancora 10 anni.
Allora si mangiava pane burro zucchero oppure marmellata di amarene o ciliegie (predilezione che conservo ancora dopo 40 anni); ricordo che il panino era una baguette e che mi piaceva moltissimo.
In uno di questi campeggi incontrammo una bambina di origine francese che aveva gli occhi molto estroflessi, da ricordare una rana: questa povera bambina spaventò moltissimo mio fratello che se ne allontanò impaurito.
A quei tempi risale anche un ricordo frequente che non riesco a collocare né temporalmente né spazialmente, sebbene sia convinto che quella è l’epoca di origine: una stazione ferroviaria, romagnola, molto estesa, sotto un sole canicolare, apparentemente deserta.
Questa è l’immagine che associo sempre a una grande sensazione di piacevolezza e pace, come a dire che in quel frangente mi trovavo a mio agio; altro non riesco a dire di questo “dipinto” della memoria.
Ordunque dopo 40 anni colazione assieme, con incluso il sempre piacevole incontro dell’ottima Cinzia, segretaria del sindaco di Sorbolo, mia ex collega, rimpianta come tutte le altre splendide ragazze che lavorano come assistenti sociali in quel comune.
Potrebbe poi mancare la passeggiata quotidiana? impossibile soprattutto se si considera che oggi è anche la giornata d’inizio degli esami di maturità che vedono impegnato il mio supernipotino Simone (proprio nipotino non è ma per lo rimane a prescindere).
A lui i miei migliori auguri; spero che tutto proceda per il meglio e che possa affrontare questa prova epocale con minor apprensione di quando la affrontai io.
Dunque passeggiata con annessa accensione di candele in Cattedrale, in Santa Maria della Steccata e passaggio presso la chiesa abbaziale di San Giovanni, un’overdose di chiese che non fa certo male.
Nel pomeriggio, dopo gli auguri, apprezzatissimi dell’amico Agostino, decido di concedermi una vista in una chiesa di Parma e la scelta cade su quella di Santa Croce, alla fine di via D’Azeglio.
Chiesa di origine romanica, molto rimaneggiata nel Seicento di cui magari parlerò più avanti o aggiungerò un’integrazione.
La cosa buffa è che mia madre non solo non si ricordava della ricorrenza (l’ha salvata mio fratello) ma era convinta che gli anni fossero 62; ora che non li porti bene è notorio ma 10 anni in più… nel mio caso non val, dunque, il detto che ogni scarrafone è bell’a mamma soia.
Parma, 22 giugno 2016 nella memoria di san Paolino di Nola e dei santi John Fischer e Thomas Moore
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