In morte di Marco Pannella

Personalmente non mi è mai piaciuta la figura di Marco Pannella; avendo ascoltato spesso radio radicale, tuttavia, cambiavo stazione quando interveniva lui.

Non intendo parlarne male e lo affido a quella misericordia che oltre ad andar molto di moda, sicuramente supera in quantità incommensurabile la mia miseria umana.

Di questo triste evento, però, accenno grazie all’idea che mi ha gentilmente offerto Francesco Gallina che, col dono di un’efficace sintesi, ha chiarito quel che penso.

Mi permetto di citare integralmente la sua battuta: “Comunque Pannella non era laico manco morto. Infatti è già stato fatto Santo.”

Le celebrazioni del funerale sembravano volerlo dichiarare santo subito; non c’è stato telegiornale o carta stampata che non abbia elogiato i contributi che il defunto ha offerto alla politica e alla società italiane.

Con tale apoteosi mi chiedo come mai non ci siano schiere di radicali al governo, ma questo è un altro discorso.

Mi hanno colpito due dichiarazioni, di persone “importanti”: padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, ed un ignoto vescovo che ho sentito, in uno stralcio brevissimo, durante la diretta funeralizia.

Le dichiarazioni del primo sono conosciutissime e non meno commentate e contestate, Antonio Socci, ad esempio, le critica duramente, in buona compagnia.

Ecco il testo uscito dalla Santa Sede: “Marco Pannella è una persona con cui ci siamo trovati spesso in passato su posizioni discordanti, ma di cui non si poteva non apprezzare l’impegno totale e disinteressato per nobili cause, ad esempio quella a cui si è molto dedicato negli anni recenti, in favore dei carcerati. A questo proposito l’on. Pannella diverse volte ha voluto incontrarmi proprio per testimoniare personalmente con molto entusiasmo la sua grandissima ammirazione per il Papa Francesco, per la sua attenzione ai carcerati e l’impegno per il rispetto della loro dignità, come pure più generalmente per tutte le persone i cui diritti sono violati o conculcati. Lo ricordo quindi con stima e simpatia, pensando che ci lascia una eredità umana e spirituale importante, di rapporti franchi, di espressione libera e di impegno civile e politico generoso, per gli altri e in particolare per i deboli e i bisognosi di solidarietà.”

Quello che di padre Lombardi fatico a condividere è quel terribile “impegno totale e disinteressato per nobili cause”.

Disinteressato è un termine che fa rabbrividire perchè indica una ragione priva di interesse, un’astrazione quindi o ideale ed è risaputo che ne uccide più l’ideale della spada (se poi l’ideale è “il più grande” vediamo cosa succede in certe parti del mondo).

Giacomo Contri ne ha parlato da tempo ma mi piace citare (per i richiami professionali?) un brano significativo che riporto in parte:

“Ideale o Imperativo: è l’Ideale astratto e generico di compiere azioni che sarebbero lodevoli non perché prescritte (che non sono lodevoli come tali), né perché profittevoli (che sono lodevoli perché c’è un beneficiario): bensì che sarebbero “buone” solo per un Soggetto presupposto e irreale, che darebbe come lode la dubbia soddisfazione di avere agito per pura obbedienza, purissima perché non si è obbedito o dato retta o compiacenza a nessuno. Abbiamo già visto che questa soddisfazione altro non è che la sedazione dell’angoscia, quella per cui I. Kant concludeva la sua vita con la frase “Es ist gut”, va bene così, ç’est ça, bravo!: 2 si contrappone frontalmente alla frase evangelica “Bravo servo buono e fedele” (perché ha raddoppiato il capitale ossia un bene).”

Durante la diretta radio della cerimonia funebre, invece, ho sentito l’intervento di un vescovo, se non ho frainteso (nel caso mi scuso anticipatamente) che definiva Marco Pannella come il sale della terra, uno che aveva smosso una chiesa troppo legata al materialismo.

Ecco quel che mi preoccupa: la testa degli uomini di chiesa; se siamo arrivati a tali livelli temo ci sia da preoccuparsi.

Che Pannella venga santificato da sedicenti laici che son più religiosi dei preti ci sta, ma all’idea che i preti si mettano ad elogiare la “concorrenza” non riesco a rassegnarmi.

Il cristianesimo come religione è già stato abbondantemente surclassato dai testimoni di geova (innocui), dagli islamici (più o meno innocui) e dai santoni laici di vari ordini e specie; non potrebbe essere un’occasione per ripensare all’eredità ricevuta (e non intendo certo quella pannelliana)?

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