Normalmente non racconto episodi lavorativi, ma stavolta mi concedo un’eccezione; ieri ho avuto modo di svolgere un delicato servizio, che ha impegnato l’intera giornata.
Delicato per una serie di difficoltà, non ultima i personaggi coinvolti a vario titolo; fortunatamente è andato tutto bene e la giornata si è chiusa nel migliore dei modi.
Buona parte del giorno l’ho trascorso in una stalla a contare capre e agnelli; un’esperienza commovente perchè questi animaletti mansueti ed indifesi mi hanno suscitato simpatia e tenerezza; non avevo mai mangiato carne di agnello in vita mia e da ieri mi sono convinto che non cadrò in tentazione per il futuro.
Non sono nè vegano, nè vegetariano nè altre cose strampalate di moda oggi: semplicemente ho trovato questi animali tanto graziosi (come lo sono oche e papere in generale, ad esempio) da pensare di astenermene per il futuro.
Ma tornando al lavoro: mi sono trovato a collaborare con alcuni colleghi di altre istituzioni ed è di questo che intendo far cenno: hanno condiviso il freddo pungente e la poco gradevole puzza di… i colleghi del Corpo Forestale dello Stato della stazione di Colorno, coordinati da un giovane ispettore appena arrivato in paese e 3 veterinari dell’Azienda Ausl di Parma.
Non li cito per nome perchè non ho chiesto loro il permesso ma intendo ringraziarli pubblicamente perchè ho avuto una ulteriore riprova, fosse servita, che ci sono tanti ignoti dipendenti pubblici che svolgono il loro dovere con intelligenza, equilibrio, umanità, fermezza e autorevolezza, dedizione e professionalità.
Ognuno di loro è stato capace di ragionare avendo di vista l’obiettivo, il percorso giuridico per arrivarci, lo spirito di collaborazione per utilizzare al meglio le specifiche competenze e inserirle in un lavoro di gruppo efficace.
Non è un elogio frutto di ruffianeria ma una constatazione che stride brutalmente con un altro episodio che mi dice come ci siano ben diversi modi di affrontare il lavoro: parlando oggi con alcuni colleghi (di altri corpi che non preciserò), in riferimento al possibile scioglimento di un corpo di polizia municipale, che tornerebbe ad essere servizio e non più corpo, con conseguente “degradazione” del comandante, che perderebbe certe insegne vistose di grado.
Di tutti i problemi di gestione che potrebbero derivare da tale scelta, quel che è stato evidenziato riguardava, come detto, la degradazione del comandante: chiamasi invidia, piacere nel vedere cadere (che caduta, poi, l’eliminazione di un paio di alamari ed una torre) qualcuno ritenuto potente.
Cito, come spesso mi succede, Giacomo Contri, che ha bene individuato cosa sia l’invidia:
“L’invidia è un atto (in-vidia come mal-occhio) che produce un danno, economico come ogni danno;
essa non è uno stato psichico come non lo è la depressione, non ci sono depressi ma deprimenti, ossia ancora un atto:
l’atto dell’invidia è la depressione economica di qualcuno e tutti.
…
L’invidioso-deprimente è come un broker che affonda le Borse, o una quinta colonna.”
Tra ieri e oggi ho sperimentato due diversi modi di lavorare e un’alternativa di civiltà, con gratitudine verso chi lavora per seminare e non per desertificare.
Parma, 17 marzo 2016 memoria di san Patrizio vescovo