Esperienza molto emozionante quella della cresima; stavolta è il turno della mia amatissima nipote, Laura.
Speravo, in realtà, di poterle fare da padrino com’è stato con suo fratello ma lei ha deciso di chiedere a quest’ultimo di svolgere questo compito ed è giusto rispettare la scelta.
Nonostante qualche timore meteorologico tutto è andato nel migliore dei modi; la chiesa di santa Maria del Rosario era piena ma, grazie alla partenza anticipata, siamo riusciti ad avere posti adeguatamente ben posizionati.
Il mio compito ufficiale è stato quello del fotografo (che non ho svolto al meglio purtroppo) e del lettore del salmo responsoriale.
Simpatica la catechista che si è raccomandata di camminare lentamente verso l’altare e di fare un veloce gesto di deferenza verso lo stesso; ma a parte il folklore, ho letto il salmo lentamente e con solennità ma con simulata grandissima tensione.
Sono anni, ormai, che non svolgo più le funzioni di lettore e trovarmi a leggere in una circostanza così importante, con mia nipote a pochi passi, mi ha messo addosso un’agitazione da adolescente.
Il salmo 89 è quello che ho proclamato:
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!
Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti,
per gli anni in cui abbiamo visto il male.
Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.
Molto belle la lettura tratta dal libro della Sapienza, come quelle dalla Lettera agli Ebrei e dal Vangelo di Marco (Sap 7, 7-11; Eb 4, 12-13; Mc 10, 17-30).
Mi veniva in mente la mia, di cresima, in san Benedetto, con il vescovo di allora, mons. Amilcare Pasini che era alto come me, solo che io ero giù dal gradino che separa la navata dal presbiterio.
Ai miei tempi non c’erano i vicari episcopali ad impartire le cresime ed era un bene.
Serata conviviale cui si sono dovuti sottrarre i miei cugini per problemi di salute, unico neo di tutta la giornata.
La cresima, purtroppo, è conosciuta anche come il sacramento dell’addio: finito l’obbligo del catechismo non credo che mia nipote andrà più a messa.
Spero che si riaprirà la questione ma, temo, che non accadrà in tempi brevi: la chiesa, oggi, non è in grado di offrire la minima attrattiva ad un giovane e quelli che offre (come le attività sportive) sono tristemente banali.
Nel giorno della cresima è fiorito un ibiscus, che uso come foto di accompagnamento; ometto quelle scattate (850) per tutela dei minori (non erano tutte per mia nipote, ma anche per una sua amica che ha festeggiato con lei anche a cena).