Mi era venuta voglia di scrivere qualcosa in merito alle dichiarazioni del padre di quel conducente che, a Roma, ha travolto e ucciso, una badante filippina, dandosi poi a precipitosa fuga.
Detto farabutto è, pura casualità, avrebbe potuto essere chiunque, un appartenente all’etnia rom (non so se sia corretto dir così, mi scuseranno e “corriggeranno” gli esperti), con la disgrazia di avere un padre problematico; questo buon uomo, in tv dichiara un qualcosa del genere: mio figlio guidava una macchina che andava bene, solo i documenti non erano in regola, l’assicurazione, la patente, ma per il resto… il poverino è scappato terrorizzato dall’idea che potesse essere picchiato (come par di capire, sarebbe già accaduto in passato) dalla polizia.
In effetti che un ragazzo guidi senza patente, un veicolo senza assicurazione, investa un gruppo di persone a velocità, non esageriamo coi soliti superlativi, diciamo non moderata e ne uccida una, mi sembra normale, come mi sembra normalissimo che il padre ed il fratello maggiore siano a bordo dello stesso veicolo ed invece di spaccargli, loro, la testa di botte, lo lascino tranquillamente guidare… la cosa mi sembra talmente normale che mi fermo qui; in effetti la macchina andava bene, solo i documenti…
Poi ho sentito l’intervista della sorella di questo delinquente e ho considerato che, purtroppo, e me ne vergogno profondamente, ho un’età e dei vincoli famigliari e professionali che mi impediscono di andare a vivere altrove, di cancellare il mio paese di nascita e di cancellare la parola Italia dal mio vocabolario.
Ero incazzato per questa buffonata quando ho sentito degli arresti di Roma e mi è passata miracolosamente l’incazzatura
Sì mi è passata perchè devo accettare che l’Italia sia quel che è e sotto gli occhi di tutti: un coacervo di consorterie create per rubare, malversare, sfruttare, prosciugare…
Non starò a citare il Dante che mi fecero studiare a memoria (profeticamente?) in quarta liceo, la famosa invettiva all’Italia di Sordello da Goito (la cui declamazione, a memoria, all’esame di maturità, lasciò piacevolmente interdetto il presidente di commissione), nè citerò i tanti casi di corruzione che nella Roma antica proliferavano come e forse più di oggi: non serve l’indignazione, nè l’ironia o il sarcasmo cui spesso sono tentato di cedere.
Gli abitanti della penisola non perdono occasione per darmi delle cocenti delusioni; ultima in ordine di tempo la vicenda della pasticceria Palazzolo di Cinisi, alla quale non prorogano la concessione dopo che è stato arrestato chi chiedeva una mazzetta per rilasciare la proroga.
Una vergogna che non ha mai fine, come se ogni giorno si riuscisse a scavare un gradino ulteriore nella discesa verso gli inferi.
A quando la dissoluzione del paese?