La Madonna Esterhazy a Milano

[L’immagine in evidenza non rappresenta la Madonna Esterhazy]

Il 13 dicembre scorso, approfittando della coda fatta dall’amica Silvia Sangiorgi, ho potuto apprezzare la Madonna Esterhazy di Raffaello, esposta a Milano fino all’11 gennaio, a Palazzo Marino, nella sala Alessi, in Piazza della Scala. Ingresso gratuito, secondo tradizione, un’ottima tradizione del capoluogo meneghino.

Assieme alla Madonna di Raffaello sono esposte altre due opere di interesse: la Madonna con Bambino e un angelo attribuita a Francesco Melzi (detta anche Vergine delle Rocce del Borghetto) e la Madonna col Bambino di Giovanni Antonio Boltraffio.

La Madonna Esterhazy avevo già avuto modo di vederla ove è normalmente ospitata, a Budapest, nello Szépművészeti Múzeum, ma non la ricodavo affatto, quindi è stata una piacevole riscoperta.

L’opera di Raffaello è molto bella, manco a dirlo, come anche quella di Melzi, copia fedele della Vergine delle Rocce di Leonardo, tuttavia non suscita il mio entusiasmo.

L’impressione che ne ho è di un artista dotatissimo di abilità tecnica ma privo di quel tocco di emozione che mi renda le sue opere accattivanti: la sua è una perfezione fredda.

Guardando l’opera, comunque, sorge il dubbio su chi sia Gesù e chi san Giovannino; il bimbo che sta accudendo Maria, infatti, dovrebbe essere Gesù ma, stranamente indica l’altro bambino, il che è strano visto che, da sempre, è il Battista, il Precursore, che indica Gesù come colui che deve venire.

Un enigma che il catalogo, molto bello anche se costosetto, non scioglie, così come la guida che ha accompagnato la visita.

Preferisco la Vergine del Borghetto mentre il dipinto di Boltraffio non è male ma non mi sembra niente di che.

Una caratteristica che accomuna i tre quadri è l’assenza di uomini: la mamma è sempre sola (salvo l’angelo) coi bambini, come se ci fosse un rapporto privilegiato tra mamma e figlio, con esclusione del padre.

Anche dove presente, Giuseppe è ritratto come anziano, quasi nonno più che padre di Gesù.

I pittori sembrano preoccupati di eliminare in radice anche soltanto l’accenno ad un possibile rapporto di coniugio tra Maria e Giuseppe (che pur restando vergine era comunque sposa di Giuseppe); quest’ultimo rimane quasi una inutile appendice al rapporto privilegiato tra Maria e Gesù, modello ideale di rapporto madre figlio.

Sono talmente tante le immagini sdolcinate, che hanno percorso i secoli, ed i modi di dire idioti che ancora oggi ammantano il rapporto madre figlio da far pensare che siamo in presenza di uno dei capisaldi del pensiero: nessuno ti ama come la mamma perchè, avendoti messo al mondo, ti conosce e ama come nessun’altra.

Sfruttando il pensiero di Gesù, questo caposaldo potrebbe essere messo alla prova, oggi e nei secoli.

Credo ne emergerebbe che la pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo ma, subito, dopo, è stata nuovamente scartata e le operazioni di scarto non sono mai indolore.

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