La sera prima della partenza decido di tornare a dormire da mia mamma così sono più vicino a Milano; giusto prima di partire mi prendo la mia scossetta quotidiana (le due disastrose le avevo fortunatamente evitate) tanto per non perdere l’abitudine.
La partenza è funestata da due brutte notizie: in questi giorni due amici, a me molto cari, hanno perso il padre: a loro un ricordo affettuoso ed il dispiacere di non avere potuto presenziare i riti funebri per portare personalmente le mie condoglianze.
Parto al mattino; in treno mi ritrovo un gentile controllore che alla mia vicina di posto – non comunitaria – contesta di non avere timbrato il biglietto, subito dopo ne trova altre tre – anche italiane, così decide di graziarle tutte perché troppo difficoltoso sanzionarle.
Col mio dirimpettaio avevamo iniziato a catechizzare la nostra portoghese, tutto vanificato dall’inopportuna crisi buonista del controllore.
Giunto in stazione trovo un gentilissimo milanese (doc) che mi accompagna per un tratto per spiegarmi che strada devo prendere per andare in centro.
Arrivo dunque alla meta che, stavolta, è il Museo del Novecento: prezzo abbordabile, 5 €, sale ben disposte, ben illuminate, ambienti decisamente piacevoli.
Inizio la visita con il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, capolavoro sicuramente, anche se il tema non mi convince affatto.
Molto bella tutta la parte dedicata al futurismo con Balla e Boccioni: mi è sempre piaciuta quella rappresentazione un po’ ipervitaminica, muscolare che mi suggerisce il futurismo, mi ricorda le atmosfere un po’ dark di Batman.
Molto poco futuriste ma sicuramente interessantissime nel contesto, due addette che si sono raccontate la storia delle loro gambe, anzi delle vene: “mi ha visitato senza ricevuta, ma lo conosco da 20, non mi faccio mettere le mani addosso da chiunque” e l’altra di rimando “ho una carta geografica nelle gambe”, “se ti interessa ti do il numero”.
Davvero un bell’excursus nella storia culturale italiana del secolo trascorso, vale assolutamente la pena passarci qualche ora.
Scappo velocemente in Duomo, che è un’altra delle tappe imperdibili, dove assisto ad una piccola lite tra visitatori ed addetto con tanto di intervento di un ruvido (ma efficace) collega in borghese.
Faccio poi un salto a Palazzo Ducale dov’è proposta una mostra dedicata a Bramantino che proprio non mi piace, non so dare una motivazione logica ma è un pittore che non mi ha convinto anche se la rana ritratta in una delle sue opere, utilizzata anche come logo della mostra, è alquanto bella.
Torno in stazione a ritirare il bagaglio (mi fanno pagare un’ora in più di deposito) poi il biglietto del bus per Bergamo (anche qui un euro in più visto che non mi danno il biglietto andata e ritorno) poi parto per l’aeroporto.
Arriviamo in anticipo dopo un viaggio tranquillo; siamo in un appartamento nella zona della Fiera così che posso godermi lo spettacolo delle fontane magiche (senza musica) che sono in funzione dalle 21 alle 23.30 dal giovedì alla domenica da aprile a settembre (e venerdì e sabato dalle 19 alle 21 da ottobre ad aprile): coreografico e gradevole gioco di luci colorate e d’acqua delle fontane che sono in Avinguda Maria Cristina, sotto il MNAC, a Montjuic.
Il giorno successivo, ultimo del mese di maggio, torno a visitare il Parco Guell che si conferma un luogo magico, pieno di suggestioni: le morbide linee ed colori sono corrispondenti al mio umore, tutto è bello qui, con uno splendido sole, tanta gente ed un mondo incantato.
Dal Parco alla Sagrada Familia che ricordavo, all’interno, come un cantiere ancora aperto; adesso che la costruzione è conclusa, devo confessare che ha un effetto importante sul mio spirito: il gioco di colonne e luci mi affascina, le dimensioni mi assorbono e mi pare di vivere in un ambiente che mi ricorda quello incantato di un mondo sognato da un bambino.
Mondo un po’ surreale che unisce passato e futuro, chiesa che parte da una consolidata tradizione per aprirsi ad un futuro ancora in costruzione; non è un luogo di preghiera individuale, la meditazione non ne è aiutata sia per gli spazi, che per la luce e la confusione che regna a causa delle visite continue, ma deve essere straordinaria per le celebrazioni solenni, di quelle che piacciono a me, con profluvio di incensi, canti in gregoriano e paramenti riccamente decorati.
Un passaggio in centro, per il tramite delle case di Gaudì (la mia adorata casa Battlò), mi permette di rinfrescare la memoria delle chiese gotiche che abbelliscono la città: parto dalla Cattedrale, splendida nei suoi decori, con un coro meraviglioso, specie nelle decorazioni esterne, quindi Santa Maria del Pi e Santa Maria del Mar.
Non può mancare un tratto della Rambla dove compro due chili di ciliegie (che ritemprano qualunque spirito stanco).
Cena a Barceloneta, al ristorante “El rey de la gamba” che ha un buon rapporto qualità prezzo.
Il primo giorno del mese più meraviglioso dell’anno è dedicato al MNAC, Museu Nacional d’Art de Catalunya, la mattinata la trascorro in questo bellissimo museo che contiene la storia artistica della Catalogna: oltre ai dipinti, le statue romaiche e gotiche che custodisce sono realmente capolavori; i quadri sono di gran qualità.
In corso trovo una bellissima mostra tematica dedicata al Gotico Internazionale ed intitolata “Catalunya 1400. El gòtic internacional” (fino al 15 luglio 2012); purtroppo era terminato il catalogo in lingua spagnola.
Usciti dal MNAC, prendiamo la teleferica convinti che ci porti al mare: clamoroso errore, quella che porta alla spiaggia parte all’altezza dell’hotel miramar (costa 10 eur, una follia), così ci facciamo una visita panoramica della città dall’alto per scendere poi a piedi, attraverso il giardino botanico di Montjuic, fino all’acquario (18 euro il biglietto, no comment).
Entro anch’io, nonostante le rimostranze, e mi godo un po’ di pescetti coloratissimi, simpatici nelle loro livree così appariscenti; ci sono poi gli squali, le mante, i pinguini: non ci avrei mai messo piede e resto convinto che non ne valga la pena, se penso che subito dopo i parenti di quei pescetti andranno a ristorarmi dalle fatiche del giorno, rimpinzando il mio vorace appetito.
Ancora 4 passi in centro, in Piazza Reale, e Piazza Orwell per tornare poi a cena nel locale della sera precedente.
L’ultimo giorno, quando in Italia si festeggia, sottotono, la festa della Repubblica ed il Papa visita Milano per la festa delle famiglie, ci dedichiamo ad un mercatino, Barcino colonia Romae, apparso miracolosamente nella strada vicino al nostro appartamento: uno spettacolo di dolci, pani vari, erbe, salumi e formaggi, certo non paragonabile alla ricchezza italiana ma invitantissimi.
Prendiamo il bus e si torna a casa.
La vacanza ha avuto luci ed ombre: la città la conoscevo già bene, quindi nessuna novità salvo la Sagrada Familia.
La compagnia di Marta è sempre piacevolissima, anzi di più, non mi stancherei mai di passeggiare con lei anche quando va in giro per negozi (questo brutto vizio ce l’ha, d’altronde sarebbe troppo perfetta altrimenti).
Il Tommy, che si è lanciato in azzardati confronti tra l’arte e la vita di Rodolo (frazione di Colorina) e quelle di Barcellona, si conferma un ragazzo meraviglioso, simpatico, garbato, ironico: grande divoratore di cotolette (pronunciate con la e tipica dei lumbard) e neo collezionista di lattine; il Giacomo è un giovane virgulto in attesa di sbocciare del tutto: simpatico giovanotto.
Mi scopro tuttavia sempre più solitario, bisognoso di spazi miei dove potermi muovere senza vincoli: è un limite che spero di arrivare a correggere ma, per ora, rimane abbastanza importante.
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2 commenti
Aggiungi il tuo →…non ho comprato nulla!!!
Tempo dedicato allo shopping 0,1 % sul totale
Eccetto “per estrema necessità” un kg di ciliegie e un paio di sandali alla coloratissima fila di banchi al mercato romano del 2 giugno!!!
spendacciona e boutiqquara eh eh eh 🙂 🙂 🙂
con tutto quel che ho scritto mi vai a guardare quello!!!!
buhhhhhhhhhhhhhhhhh