Ho letto oggi, sul Corriere online, un pezzo di Bernard-Henri Levy sulla crisi israelo palestinese di quesi giorni: non trovo una virgola da cui dissentire. La situazione francese è diversa da quella italiana, quindi certi riferimenti non sono direttamente applicabili anche il Italia, ma i pensieri di fondo sono assolutamente validi anche per il nostro paese.
Israele e Hamás non sono mettibili sullo stesso piano.
Urge un lavoro di pace che temo sia impossibile in quella terra martoriata da scontri che durano da troppo tempo, ma la pace non può prescindere dal giudizio su ciò che accade.
Ricordo che la Bibbia ha raccontato le lotte tra gli ebrei di allora e le popolazioni vicine: gli ebrei erano un piccolo popolo che magari in qualche occasione le ha prese sonoramente (vedi esilio babilonese) ma, in fondo, ha sempre saputo ripartire facendo tesoro delle sconfitte, salvo poi ricascare negli stessi errori.
Allora il popolo ebraico aveva dalla sua un Dio Padre, impensabile per i popoli vicini.
Oggi Israele, che non è il popolo ebraico, può anche commettere errori politici o militari ma resto convinto che, per quanto anche lì la secolarizzazione sia ormai imperante, l’eredità del Padre abbia ancora un certo “valore”.