Mi è successo, ieri, di assistere ad uno di quegli eventi che mai si vorrebbe accadessero.
Un ragazzo, giovanissimo, ha deciso di togliersi la vita, in modo molto “appariscente”, in pieno centro paese.
Ne vedo ancora il corpo, coperto da lenzuola bianche; vedo passare alcuni dei suoi conoscenti, un giovanotto si fa il segno della croce; mormoro una veloce preghiera di suffragio.
Mi sono chiesto perchè la chiesa condanni chi si toglie la vita; tra gli altri motivi ne aggiungerei uno economico: è uno spreco di risorse.
Una persona che muore prematuramente per sua propria volontà si sottrae alla possibilità di offrire un suo contributo.
Stamattina, guardando le foto di Milano scattate la settimana scorsa, vedevo tantissimi capolavori che rendono la vita più gradevole, agiata e pensavo a questo ragazzo che, chissà, avrebbe potuto concepire una tomba come quella di san Pietro martire o quella di Stilicone o avrebbe potuto affrescare (oggi significa produrre magari arte informatica) le pareti di una cappella o chissà cosa ancora; inventare una nuova ricetta, preparare cibi succulenti…
Sono infinite le possibilità che sono state troncate, l’universo non sarà più lo stesso perchè ogni uomo è insostituibile ed il pensiero di questo ragazzo è andato perso per sempre.
Cito dal blog di Giacomo Contri (8-9/05/2012): Freud scriveva che il suicidio è un omicidio rivolto strumentalmente contro la propria persona come sintesi dell’universo:è un caso sublime (?) del farsi giustizia con le proprie mani… Scrivevo che il suicidio è farsi giustizia con le proprie mani, mentre io sono contrario perché virtù è invece farsi diritto con le proprie mani”.
Fare giustizia contro fare diritto.
Cupi pensieri mi accompagnano, ma intanto il povero ragazzo riposi in pace, quella pace che non ha saputo/voluto/potuto coltivare in terra.