Oggi è la memoria di San Francesco di Sales, da cui i salesiani, che in tempi trascorsi frequentavo con certa assiduità, mentre ora mi limito alla messa domenicale, prendono il nome.
Sotto la sua protezione, sebbene malaticcio stamattina sono andato in banca, in risposta ad un invito, via call center di alcuni giorni addietro.
La mia antipatia per i call center si è acuita, e non poco: il sentirmi chiamare sig. Luciano, ripetutamente, mi ha subito maldisposto; si usa il cognome, il nome di battesimo è riservato ad altro tipo di rapporti. La proposta era, comunque, esaudire il desiderio del direttore della mia filiale che voleva farmi proporre una nuova carta di credito. Il direttore, peraltro mai conosciuto, era talmente interessato a me che mi ha fatto parlare con una funzionaria, poco male: la carta di credito era o una normale carta di credito oppure una cosiddetta revolving che permette di rateizzare gli acquisti a ottimi tassi di interesse, per la banca.
Ho gentilmente spiegato che sono un cliente conservatore, che considero la banca un male socialmente necessario da cui è bene tenersi il più alla larga possibile. In questi giorni scopro di essere oggetto di grandissime attenzioni da parte delle banche; la cosa buffa è che i fari si accendono quando uno se ne va; fino ad un attimo prima è un ignoto correntista poi diventa improvvisamente oggetto di grandi attenzioni e disponibilità. Mi aspetto dalla banca esattamente il contrario di quel che è interessata a fornirmi quindi continuo nella mia posizione di mantenimento delle distanze.
Esaurita la pratica bancaria sono andato in ospedale dove avevo in programma una visita di controllo; trovata la segreteria di reparto, consegno la prenotazione e la ricevuta del ticket (23 euro e passa la paura) e mi metto in attesa: scopro che la mia cartella clinica, vecchia di anni, pare scomparsa. Una gentile e solerte infermiera parte alla ricerca e torna poco dopo trionfante chiedendomi la data di nascita; di fronte alla mia titubante risposta (temevano che mi facessi sostituire da qualcuno, ho pensato subito) si mette a sorridere facendomi i complimenti (sempre graditi e ben accetti). Mi spiega l’arcano: sulla cartella la data di nascita riportava come anno il 1924, il che faceva di me uno splendido novantenne, in forma smagliante.
Vengo quindi introdotto, in perfetto orario, d’altronde ero il primo, in un ambulatorio dove una dottoressa gentilissima e simpaticissima, mi chiede se la presenza di uno studente mi crea problemi.
E quando mai! Il mio narcisismo cede subito, solleticato dall’idea di essere così significativo da costituire la cavia di un giovane specializzando. La proposta mi sembrava ragionevole e formulata in maniera cortese, sarebbe stato sciocco opporsi. La dottoressa mi chiede subito quali cure abbia fatto in questi anni (dal 1996) e rimane un po’ interdetta dal mio perentorio: assolutamente niente.
Non ho fatto nulla, mai mi sono accorto a livello sintomatico, di essere stato o di essere ancora ammalato e meraviglia delle meraviglie, sono pure guarito.
Che giornata soddisfacente: entri inconsapevole malato e senza sforzi o cure esci sano, roba da far venire un travaso di bile a Esculapio.
Oggi la sanità mi è paciuta.