Berlino, l’eredità

Il viaggio a Berlino e dintorni è stato molto piacevole; mi sono ritrovato un po’ a casa.

Il mio ospite è stato cortesissimo “costringendomi” a parlare inglese con risultati tragicomici per la povera lingua di Shakespeare; quel che mi è piaciuto meno è stato l’unico riferimento alla politica italiana: il buon Mirko mi ha parlato di Berlusconi, chiedendomi un giudizio e mettendomi a disagio; mi sono salvato dichiarandogli la mia aspirazione ad un nuovo Sacro Romano Impero  a guida austriaca.

Ho chiesto, invece, come abbia vissuto a Berlino Est, ma mi ha riferito che, all’epoca, era piccolo e per lui, quindi, andava comunque bene; a scuola, mi diceva, gli hanno insegnato che la religione è un’invenzione dell’uomo per consolare i più deboli.

Ho ritrovato quell’ordine e pulizia che tanto apprezzo; i tedeschi mi danno l’idea di un popolo industrioso senza troppi grilli per la testa.

Come avevo notato la volta scorsa ci sono poche scale mobili all’interno della U-Bahn, i tedeschi camminano e fanno scale in quantità; mi veniva da paragonare la città con Milano: Berlino sembra più “arretrata” tecnologicamente o almeno meno ricca, ma molto più concretamente efficiente.

Perfetti, dunque i tedeschi? ovvia la risposta.

Non c’è nessun paradiso in terra, anzi; il buon Mirko sosteneva che aumenterà. alle prossime elezioni, la destra più estrema perchè Frau Merkel non sarebbe in grado di gestire l’ondata migratoria che ci sta bussando alle porte; a suo dire non vi sarebbe alcun progetto alle spalle e questo è malvisto dai tedeschi che cominciano a mostrare segni di insofferenza.

Mi diceva, ancora, che anche lì la crisi si nota, indicandomi come segnale l’avere visto, in un giorno, ben tre mendicanti di origine tedesca; in effetti li avevo notati anch’io come ho avuto modo di assistere, anche stavolta, alla “perlustrazione” dei bidoni dei rifiuti, nelle stazioni della S-Bahn, ad opera di uomini muniti di mini pile a led, per meglio vedere all’interno; quasi ombre, un paio di uomini, non particolarmente malmessi, hanno meticolosamente, eppur velocemente, illuminato e ispezionato tutti i bidoncini presenti.

Dal mio ospite ho avuto anche note di colore ovvero pettegolezzi: a suo Friedrich des Grossen, ovvero il mitico Federico II il Grande, costruttore di Sanssouci, era gay e visse separato dalla moglie per tutta la vita.

Ignoro i reali gusti sessuali dell’ottimo Federico ma non posso non ascriverlo tra i miei sovrani prediletti: risulta, infatti, che fosse così ghiotto di ciliegie da spendere cifre importanti anche per acquistarne una soltanto; un uomo così intelligente non poteva che avere gusti raffinatissimi.

Quale patrimonio mi porto a casa da Berlino?

La bellezza di una città che, almeno per le zone che ho visto io, è godibile da chiunque, senza problemi di sicurezza, senza sporcizia e disordine; mi sono mosso a mio agio il che non è poco.

Come spesso mi accade in vacanza (sembra incredibile ma è così) ho saltato il pranzo (salvo una volta sola, in cui mi sono concesso un ottimo currywurst); ho rimediato la sera, cenando sempre nello stesso ristorante, consigliatomi dal mio ospite: Opatija è il nome; gestito da una famiglia croata in Müllerstraße 70.

Ho trovato un ottimo rapporto qualità prezzo per cui ci sono tornato ogni sera; l’ultima mi è stato offerto anche un dolce tipico croato, molto simile alle nostre castagnole di carnevale. Il giovane addetto alla sala conosceva qualche parola d’italiano (all’inizio pensava che fossi un inglese ma si è ricreduto velocemente) e mi ha spiegato di avere trascorso qualche mese da noi, in un paese del meridione che non ricordo esattamente; alla mia domanda se fosse stato meglio in Italia o a Berlino, la risposta è stata immediata: “qui, a Berlino”.

La visita a Sachsenhausen è stata particolarmente interessante perchè è da tempo che, grazie alle sollecitazioni dell’amico Gabriele Trivelloni e alle opere di George L. Mosse, sto indagando e meditando quello che è stato il sorgere “politico” della massa, coi suoi corollari di nazionalismo e razzismo.

Mi hanno particolarmente interessato le foto dei vari gerarchi nazisti, non tanto o non solo quelli famosi quali Himmler o Goebbels, ma quelli meno noti, che hanno comandato un campo di concentramento oppure un qualche gruppo speciale, tipo Einsatzgruppe.

Visi spesso di gente comune, alcuni non privi di una certa bellezza che sembrano stridere con le biografie; nessuno di questi, secondo i canoni di Lombroso, l’avrei categorizzato tra i criminali, eppure lo sono stati.

Medici che, in barba al giuramento di Ippocrate, ne hanno combinato di tutti i colori, sedicenti scienziati, intellettuali, giovani: è ovvio che sarebbe assurdo sostenere che tutti i tedeschi furono nazisti ma temo sia vero che molti, moltissimi, vi abbiano aderito.

Mi interessa capir meglio perché hanno compiuto quella scelta.

Concludo pensando che a Berlino tornerei domani ed in effetti qualcosa di me ho lasciato: i miei occhiali da vista (che una successiva visita oculistica, dei primi di ottobre, mi dirà di abbandonare) credo siano finiti tra gli oggetti smarriti dell’aeroporto di Schönefeld visto che penso di averli dimenticati su una sedia del gate 15.

Aeroporto che mi ha visto protagonista dell’ultima figuraccia linguistica della vacanza: andato al bar per far colazione, ho provato a chiedere di cosa fosse ripiena una certa brioche, ricevendone in risposta: “parliamo italiano, è meglio”. L’addetta mi ha spiegato di conoscere 5 lingue (e che ci fa a fare la cameriera in aeroporto?).

Il mio inglese è veramente terrificante, ma non mi ha impedito di godermi un’ottima vacanza.

 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.