Non solo Klimt a Milano; il mio andare in giro un po’ a casaccio, visto che l’ufficio informazioni mi ha lasciato solo una mappa non particolarmente significativa per le mie ricerche, mi porta nella chiesa di santa Maria presso san Satiro. Una chiesa che avevo già visitato in passato ma che torna a piacermi anche in questa occasione: la volta dorata e la prospettiva che crea una falsa abside in profondità sono proprio di mio gusto.
La chiesa, che ha il titolo di basilica prepositurale, ha una lunga storia ma deve la sua fama all’operato di Donato Bramante, con la sua straordinaria opera prospettica. In effetti questo è un capolavoro ma non è l’unica ricchezza che questa chiesa custodisce,
C’è un Compianto su Cristo morto in terracotta, opera di Agostino Fonduli, che non ricordavo e che apprezzo molto da quando ho iniziato a vedere, a Modena, le sculture di Mazzoni e Begarelli ed a Bologna quelle di Niccolò dell’Arca.
I gruppi scultorei in terracotta sono diventati tra le opere da me preferite sebbene non ami particolarmente quel tipo di materiale (ovviamente prediligo, sopra tutto, il marmo).
Quello in Santa Maria presso San Satiro è composto da 14 figure, decisamente in numero importante, ottenute con una tecnica, chiamata panneggio bagnato, che venne inventata da Fidia, per il Partenone, nel V sec. a.C., che, però, non ho capito in cosa consista.
Splendida anche la cupola della sagrestia bramantesca, con la cupola ottagonale decorata con putti e teste opera sempre dell’ottimo Agostino Fonduli.
Nell’area ove si trova il Compianto c’è anche il Sacello di San Satiro, il cui nome è conservato in quello della chiesa.
San Satiro è fratello di sant’Ambrogio (che ha pure una sorella santa, Marcellina) ed è sicuramente diventato santo per via del nome che portava: chiamare uno Satiro, ovviamente oggi, sarebbe da denuncia. Le espressioni che mi vengono in mente “vecchio satiro”, “sei un satiro” non sono esattamente complimentose. A parte queste considerazioni un po’ frivole, quella di Ambrogio doveva essere una gran famiglia: di tre fratelli tre santi.
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